I NUMERI DA CAMBIARE

Innovare l'istruzione tecnica secondaria e terziaria

Educare alla cittadinanza, al lavoro ed all’innovazione

L’Istruzione tecnica secondaria, tradizionale punta di eccellenza del sistema scolastico italiano, ed unicum nel contesto dei sistemi scolastici europei, è stata soggetta negli ultimi 20 anni a spinte e riforme contraddittorie che ne hanno indebolito l’offerta formativa e la capacità di attrazione per famiglie ed imprese, tanto che gli alunni sono scesi dal 45% degli iscritti di scuola secondaria, nel 1991/92, al 33,7% del 2014/15, con una perdita assoluta di oltre 400.000 studenti.

Una delle ragioni di questo declino è il persistere, nel nostro Paese, di una fuorviante gerarchia dei saperi tra cultura umanistica e cultura tecnico-scientifica tipica della nostra tradizione filosofica: di conseguenza si è verificata una progressiva omologazione degli istituti tecnici ai licei, la cosiddetta “licealizzazione”. La sua forte identità di un tempo, costruita sullo stretto collegamento con le migliori espressioni del nostro sistema produttivo, si è in buona parte persa.

Le innovazioni contenute nella legge 107 sulla “Buona Scuola”, prime fra tutte l’introduzione dell’alternanza obbligatoria per 400 ore nel triennio finale degli Istituti tecnici e professionali, rappresentano dei significativi passi in avanti per promuovere un raccordo stabile e sistematico tra scuola e mondo del lavoro.

Permane inoltre la grande anomalia del nostro Paese rispetto all’Europa, causata dall’assenza di una offerta di Istruzione tecnica superiore breve.
Gli Istituti tecnici superiori (ITS), che avrebbero dovuto assicurare un’alternativa alla frequenza dell’Università, non sono ancora riusciti a decollare, tanto che a 7 anni dalla loro istituzione contano appena 4.000 iscritti, un numero del tutto irrilevante rispetto ai giovani che si avviano all’istruzione terziaria. L’Istruzione tecnica ha assoluta necessità di articolarsi e crescere verso l’alto, verso diverse forme di Istruzione superiore breve, per le quali il quaderno avanza proposte concrete su cui si auspica si innesti una proficua discussione.

In conclusione, varie sono le ragioni a favore di un rilancio dell’Istruzione tecnica secondaria e dell’innovazione per l’Istruzione tecnica superiore breve. Ci sono ragioni economiche, come innalzare complessivamente la qualità del capitale umano, formare quadri tecnici e tecnici superiori, elevare il tasso di cultura tecnico-scientifica. Ci sono anche ragioni politiche: il famoso Libro Bianco Cresson (Commissaria UE 1996) raccomandava la fine della contrapposizione tra cultura generale e formazione tecnico-professionale, nonché nuovi ponti tra scuola società e impresa, quest’ultima vista senz’altro come luogo formativo. Infine ci sono ragioni strettamente educative: una scuola di massa non può non tenere conto di forme di intelligenza multiple, punti di partenza e bisogni differenziati, diversità di talenti e aspirazioni. C’è necessità quindi di offrire percorsi formativi e ambienti di apprendimento diversificati per ridurre gli abbandoni (sia durante il periodo scolastico che durante quello universitario) e per un più facile accesso al lavoro.